Giorgio Vasari, nato il 30 luglio del 1511 ad Arezzo è stata una personalità importante e artista versatile. Amato e al contempo odiato da quasi tutti gli studenti del globo e purtroppo conosciuto quasi solamente per “le Vite”.
Fu un artista manierista, attivo come pittore e sopratutto scultore in diverse città italiane quali: Arezzo, Bologna, Napoli, Roma e soprattutto Firenze. Il suo nome è legato soprattutto alle grandi committenze pubbliche dei Medici a Firenze (complesso degli Uffizi) e, come accennato prima, alla raccolta delle Vite de più eccellenti pittori, scultori e architettori edite la prima volta nel 1550 e che costituiscono la prima opera moderna di storiografia artistica, in cui Vasari definì il canone dell’arte italiana fra Trecento e Cinquecento.
Giorgio Vasari fu un vero uomo del rinascimento. Scopriamo insieme la sua vita in 5 curiosità!
A Firenze studiò con Andrea del Sarto e B. Bandinelli, conobbe Michelangelo e fu introdotto nella cerchia della corte medicea e, a differenza di altri grandi artisti, aveva un rapporto ottimo con il padre. Tutto perfetto fino a questo punto, ma quando il padre morì nel 1527, Giorgio Vasari affrontò un periodo buio e una crisi religiosa importante e dovette tornare ad Arezzo per prendersi cura della madre e dei fratelli minori.
Dopo questo periodo di crisi, il Vasari si staccò dalla famiglia De’Medici e inizio a viaggiare ininterrottamente. Si sentiva folle e fuori posto e decide di fuggire. Condurrà una vita errante e da vagabondo che gli permetterà di scoprire e amare l’arte in tutta Italia.
Questa vita sempre in viaggio, alla ricerca di qualcosa che nemmeno lui sapeva, lo portò a non avere mai relazioni stabili. Studi recenti hanno scoperto che sposò un’adolescente di soli 14 anni, da lui soprannominata Cosina, relegata a vivere sola nella casa di famiglia ad Arezzo, e usata per coprire la relazione adulterina e passionale con la sorella della moglie, Maddalena, dalla quale ebbe due figli illegittimi.
Maddalena fu l’unica donna di cui il Vasari si innamorò follemente.
Un disegno preparatorio dell’artista per un Baccanale, evoca il rapporto nei confronti della donna, del Vasari e dell’epoca di cui era figlio. Ninfe botticelliane si abbandonano ad una danza cosmica; affianco, un Bacco dal busto scultoreo e i suoi satiri celebrano la gioia di vivere. La scena è densa di erotismo. Ma all’improvviso, un asino raglia, rompe l’incanto ed introduce una nota di ironia, mentre una vecchia, lasciva e dai seni cadenti, mette in guardia chi osserva rapito, affinché non si faccia ingannare dal potere della bellezza femminile, cosi irresistibile e seducente, ma pur sempre fragile, pericolosa e dannata.
Tra il 1545 e il 1547, da inizio alla prima stesura delle Vite: aveva a disposizione la sua incredibile raccolta di disegni e di schizzi di artisti italiani (che purtroppo fu dispersa dopo la sua morte).
Data la giovane età della povera sposa, torna in terra toscana; a Firenze decide di dedicare l’opera a Cosimo I de’ Medici, sperando in questo modo di farselo amico.
La mossa della dedica fu geniale e astuta, ovviamente ebbe successo: il Vasari divenne amico intimo di Cosimo e per lui lavorò febbrilmente, regalando a Firenze un periodo florido. Nel 1554 si occupa del restyling del Palazzo della Signoria, nel 1560 Cosimo incarica Giorgio Vasari della costruzione che avrebbe riunito in un’unica sede le magistrature della città, ovvero gli uffici (Uffizi).
Michelangelo fu per il Vasari, prima maestro riconosciuto e venerato e poi anche carissimo amico e corrispondente affettuoso. Per documentare questo rapporto speciale, il Vasari, nella seconda pubblicazione de “le Vite”, allegherà numerose lettere che il Buonarroti gli aveva inviato.
con il suo famosissimo libro, il Vasari inventa la storiografia artistica ed i suoi scritti sono tutt’ora consultati.
E’ stato il primo storico dell’arte italiana ad inaugurare il genere dell’enciclopedia di biografie artistiche, coniando termini come “Rinascimento”, “Gotico” e “Maniera moderna”.
Le biografie vengono intervallate da pettegolezzi e racconti divertenti, come la storia del giovane Giotto che disegnò una mosca sulla superficie di un dipinto di Cimabue e che il maestro più anziano più volte cercò di scacciare. Tutto questo rende il libro più scorrevole, anche se gli aneddoti sono, molto probabilmente, invenzioni dettate dalla fervida immaginazione dell’artista.
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