Una mostra necessaria al Museo Diocesano di Milano

Museo diocesano di Milano, passione. Giuseppe Montanari, Il bacio di Giuda
Giuseppe Montanari, Il bacio di Giuda, 1918

Galeotta fu la produzione sacra di Gaetano Previati prestata nel 2018 dai Musei Vaticani al Museo Diocesano di Milano. È iniziato così il mirabile sodalizio tra i due e oggi ci troviamo ancora qui, pronti ad un nuovo viaggio. Questa volta, però, nella Passione di Cristo e come è stata indagata e rappresentata dagli artisti del ‘900 italiano.


La mostra

A destra: Felice Carena, Deposizione. A sinistra: Carlo Carrà, deposizione

Un bassorilievo di Marino Marini dove l’aguzzino ha le vesti di un soldato nazista, un crocifisso isolato e fuori dal tempo di Carlo Carrà, una crocifissione rappresentate il mondo degli ultimi di Carena e una resurrezione “come in un’esplosione post atomica” di Fazzini. Sono solo alcune delle 40 opere esposte in occasione del tempo quaresimale rappresentanti: La Passione. Arte italiana del ’900 dai Musei Vaticani. Da Manzù a Guttuso, da Casorati a Carrà.

L’esposizione sarà visitabile dall’11 marzo al 5 giugno 2022 al Museo Diocesano Carlo Maria Martini ai chiostri di Sant’ Eustorgio.

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Sogno il giorno in cui non sarà più necessario enfatizzare la bravura di un team curatoriale tutto al femminile con la collaborazione della responsabile della collezione di arte moderna e contemporanea dei musei Vaticani, Micol Forti e la direttrice del Museo Diocesano di Milano, Nadia Righi. Ma questo è il mondo in cui viviamo oggi e sono fortemente orgogliosa e fiera di essere circondata da donne forti ed estremamente capaci.

Le opere coprono quasi la totalità del ‘900 italiano, iniziando dalla prima guerra mondiale, passando per la seconda e approdando alle incertezze dei primi anni ’70 con le sue sofferenze, altre atrocità e soprusi.


Morte e resurrezione

La direttrice Nadia Righi ricorda, all’inizio del percorso, a non essere la croce l’ultima parola, nè la pandemia o la guerra ora in atto, la mostra infatti si conclude con la resurrezione, con la speranza che attualmente facciamo fatica a scorgere.

Nessuno avrebbe mai potuto pensare che questa mostra sarebbe stata così drammaticamente attuale e terribilmente necessaria.

All’inaugurazione della mostra, l’Arcivescovo di Milano ho tenuto un meraviglioso discorso sulla speranza in cui, attanagliato dal dubbio, si chiedeva: ” Sanno gli uomini raccontare del giusto, ingiustamente ucciso? Sanno gli uomini raccontare la speranza?” Sul primo interrogativo non abbiamo alcun dubbio perché gli uomini del ‘900 hanno visto coì tanta sofferenza e morte, da essere stati capaci di raccontarla. Ma alla seconda domanda è altrettanto facile dare una risposta? L’uomo del Novecento, così come oggi, si sente totalmente smarrito dinnanzi alla speranza. Conosce bene la sofferenza, sa raccontare puntualmente la morte, ma la speranza?

Il percorso si chiude proprio così, con una resurrezione dal sapore dolce amaro di Fazzini, ma pur sempre una resurrezione che lascia un piccolo spiraglio per la speranza.


Di divorzi e riconciliazioni

Quello che fu il rapporto tra arte sacra e contemporanea e il dialogo interrotto tra arte e chiesa, venne abilmente ricucito da Papa Paolo VI. Il Papa degli artisti chiede perdono da parte della chiesa per aver tradito l’arte e di fare pace. La chiesa, che si era rifiutata di capire le grandi Avanguardie, chiede agli artisti di tornare amici. E così fu.

Questa mostra risulta ancora più importante proprio perchè Paolo VI è stato arcivescovo di Milano negli anni del grande incremento demografico e si occupò di far costruire ben 22 chiese per la città. Chiede agli architetti di costruire le chiese con materiali poveri, perchè in chiesa bisognerebbe sentirsi a casa ed esse sarebbero dovute essere belle e familiari.


Conclusioni

La mostra La Passione. Arte italiana del ’900 dai Musei Vaticani. Da Manzù a Guttuso, da Casorati a Carrà  è, secondo il mio parere, necessaria.

Necessaria perchè costringe lo spettatore a riflettere ad aprirsi all’arte e alla sofferenza, ma anche alla speranza. Conoscere il passato serve anche per capire meglio il nostro presente, per trovarne un’identità e riuscire a raccontarla al futuro. Nessuna opera, come afferma la curatrice M.Forti, lascia indifferenti. L’arte tenta con forza di graffiare gli animi e costringere ad una reazione e citando ancora Forti ” l’arte lancia degli uncini che bisogna essere disposti ad accogliere. Nel farlo possiamo sanguinare e farci male, ma solo in questo modo riusciremo ad accogliere il futuro.”

Se doveste passare a Milano consiglio con tutto il cuore di andare a vedere questa necessaria e conturbante mostra su La Passione. Arte italiana del ’900 dai Musei Vaticani. Da Manzù a Guttuso, da Casorati a Carrà


Info utili

Dove:

Museo Diocesano Carlo Maria Martini ai chiostri di Sant’ Eustorgio.

Quando:

11 marzo – 5 giugno

Quanto:

Intero: € 8,00 / Ridotto e gruppi: € 6,00 Scuole e oratori: € 4,00

Consiglio non richiesto:

Con la bella stagione riaprono gli aperitivi al chiostro che comprendono l’ingresso alle mostre. Consigliatissimo.

 

Voto:

10/10

 

Ovunque voi siate, chiunque voi siate, ricordatevi che il passato fa luce sul presente.

Un abbraccio,

La vostra amichevole artsharer di quartiere.

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